giovedì 23 aprile 2015

#DiarioDiUnPallavolista #1: il senso di insoddisfazione

Odio il senso di insoddisfazione, e questa è una vera condanna per chi - come me - è insoddisfatto alla minima imperfezione. È purtroppo più forte di me, ma il primo palleggio impreciso, la prima battuta in rete o la difesa non venuta mi urtano i nervi e la mia tendenza è quella di riflettere principalmente sullo sbaglio e non sui gesti positivi compiuti.

Praticare questo sport ed entrare in palestra quasi ogni giorno è la mia felicità e la mia condanna allo stesso tempo. Perché, diciamolo: amiamo la pallavolo, ma è proprio lei che ci mette davanti ai nostri limiti. Proprio per questo, quando rientro a casa alle 23 non cenato, mi ritrovo a pensare e ripensare al perché di troppe cose, prima tra tutte del mio non riuscire spesso a esprimermi al mio livello. Certo: la stanchezza e lo stomaco che ululano non aiutano ad avere una mente lucida e un umore alle stelle, ma quella del senso di insoddisfazione è una sensazione a cui uno sportivo deve abituarsi presto. È il motore della nostra passione, del nostro voler prendere ogni sera la macchina, percorrere un numero preciso di km e sudare per due ore nella speranza che, almeno quella volta, l'insoddisfazione non si palesi nelle nostre menti.

La mente umana è davvero affascinante: può portarti alle stelle, così come affossarti senza via d'uscita. Ecco, io spesso la mia la odio. Perché, io mi chiedo: ci sarà un modo di domarla, di ricreare i presupposti che spingono ad affrontare l'allenamento o la partita sempre nel migliore dei modi. Io me lo chiedo spesso e da parecchio tempo: ancora cerco la risposta, e Dio solo sa quanto vorrei trovarla tra le pagine di un libro o le righe di un blog. La realtà è che la risposta universale non esiste, e prima impariamo ad accettarla, prima faremo pace con noi stessi.

Un altro aspetto che mi affascina è il percorso che porta una determinata persona a raggiungere l'eccellenza, e che cosa differenzia questo percorso da quello di un'altra persona che, pur partendo dal non aver mai praticato la pallavolo come la prima, non riesce nella stessa impresa. Ecco, nella mia immaginazione ciò che differisce è, oltre a questioni fisiche e di talento in cui nessuno può intervenire, il senso di insoddisfazione. Proprio lui. Perché io dubito fortemente che la Piccinini, la Lo Bianco e tutti gli altri campioni rimangano indifferenti di fronte all'errore. Dubito che per loro le serate dopo allenamenti e partite siano sempre state dolci. Lo dubito, perché se fosse stato il contrario, la Lo Bianco sarebbe spesso imprecisa e la Piccinini tirerebbe spesso fuori. E, guarda un po': non succede.

Credo quindi che sia l'insoddisfazione latente a portarci a migliorare, a dare sempre qualcosa in più, a voler imparare ogni volta qualcosa di nuovo. È bene allora accettare questa sensazione e ringraziarla, perché in fondo fa il nostro bene e, fino a quando ci sarà, non avremo mai dubbi se ne valga la pena di investire il nostro tempo in palestra. Perché la soddisfazione di una palla riuscita dopo l'ennesima sbagliata, ne sono convinto, è di gran lunga superiore.


Metti Mi Piace alla Pagina Facebook ufficiale Parlando di Pallavolo - Il Sito.

Nessun commento:

Posta un commento