domenica 15 novembre 2015

#prayforparis || Un minuto di silenzio.

Non è certamentente compito mio e di questo blog sviscerare il perché e il per-come dei gravissimi fatti accaduti nella nottata tra venerdì e sabato a Parigi. Non sono un giornalista - anche se lo vorrei -, e non ho intenzione di giocare a farlo per darmi un tono. Quel tono non me lo sono mai dato e, sinceramente, ne faccio volentieri a meno: questo blog nasce per parlare di passione, la mia, verso la pallavolo e morirà (SE morirà: è una minaccia!) nello stesso identico modo. Chi nasce cerchio non muore quadrato e blablabla.

Come consueto in queste circostanze, il mondo dello sport si stringe attorno a vittime e sconvolti. Lo fa dando la direttiva di osservare un minuto di silenzio prima dell'inizio della partita. Di ogni partita, dall'under10 alla Serie A1. È proprio lì che, adesso, va la mia attenzione.

Per chi non l'avesse mai vissuto nella pallavolo, il minuto di silenzio funziona così: l'arbitro fischia l'inizio della gara; la squadra che, al sorteggio, ha vinto il servizio effettua la battuta; la palla cade, subito; nuovo fischio; magia.
Così l'arbitro fischia, il giocatore batte e l'unico rumore che si sente è lo schianto del pallone con il terreno. È una bomba, uno sparo, un'assordante collisione che toglie la voce e alza i pensieri. Mani dietro la schiena, il pubblico si alza e persino le mosche azzittiscono il loro volo, probabilmente consapevoli che l'uomo, nella sua miseria, ha colpito ancora. Purtroppo, hanno ragione loro.

Mi azzittisco anche io, e penso. 
Penso che l'odio è davvero una brutta bestia; che il denaro è ancora peggio e che odiare qualcuno per questioni di denaro fa veramente schifo. Penso che un atto di terrorismo ha alla base interessi economici e l'industria delle armi, alla fine, c'ha guadagnato ancora. Penso che la religione non ha niente da spartire con l'etica, e a scuola nessuno lo insegna ai bambini. Mi fermo davvero, e torno a pensare a chi ha un ego così smisurato da credere che il suo Dio l'abbia incaricato di una missione: caro mio, Dio - se esiste - non ha di certo bisogno di te per realizzare il suo disegno e, guardandoti, preferirebbe mentire sulla sua esistenza, se questo potesse fermarti. Penso, e m'incazzo cercando un punto esatto nella storia dell'essere umano in cui l'uomo ha preferito mettere da parte l'amore. Penso che la Terra sia un posto bellissimo, rovinato da chi ci cammina sopra. Penso che il nostro tempo qui è limitato, eppure c'è gente che ce lo rovina. Penso, e spero che d'ora in poi ci siano esseri più consapevoli, più umani, più umili. Spero che la mia generazione e quelle future sappiamo sempre riconoscere la differenza tra giusto e sbagliato, e si battano sempre per la giustizia. Spero, e ho estrema fiducia, che i bambini di oggi, un giorno, sapranno dare valore a ciò che adesso stiamo sprecando.

Penserei e spererei ancora, ma l'arbitro fischia di nuovo. È meglio occuparsi di pallavolo e di sport. Perché in guerra si uccide senza vincere e nello sport si vince senza uccidere. 
A me piace vincere.

#prayforparis


Immagini tratte da GOOGLE IMMAGINI


Metti Mi Piace alla Pagina Facebook ufficiale Parlando di Pallavolo - Il Sito.

Nessun commento:

Posta un commento