martedì 12 gennaio 2016

Italia, che impresa! || Anche chi critica va in Giappone.

Più che un torneo, è sembrato un gioco al massacro
Le qualificazioni olimpiche europee sono state soprattutto questo e probabilmente dovremmo anche ringraziare la Serbia che, se non si fosse qualificata alla Coppa del Mondo, avrebbe causato un'altra vittima illustre: noi.
Un bronzo che vale Giappone
Eppure ce l'abbiamo fatta, eppure siamo ancora in corsa, eppure andiamo in Giappone dove, facendo i dovuti scongiuri, sarà tutto più facile. Ci siamo arrivati non grazie al bel gioco, è chiaro, ma grazie al grande cuore e a un coraggio fuori dal comune, considerando che schieravamo in campo due minorenni. Il cammino dell'Italia è stato in salita fin dalle convocazioni, a partire dal mancato supporto degli italiani: nonostante ciò, come da tradizione, anche chi critica è salito sul carro dei vincitori: anche chi remava contro, adesso, vola in Giappone. È stato difficile a partire dal 2013 quando, con un progetto diverso dopo l'altro, non si è mai fatta giocare insieme la squadra che poi sarebbe andata in Brasile, ma - adesso - è inutile pensarci ed è fondamentale guardare avanti.

Diouf, Danesi, Egonu e Orro: il futuro è azzurro
L'era delle big è finita, questo insegna il torneo appena concluso. Non per demerito, ma perché c'è chi, grazie alla spregiudicatezza della sua giovane età, spinge per guadagnarsi un posto nel volley che conta. È il caso di Orro, alzatrice diciassettenne che, nei replay, tanto ricorda sua maestà Eleonora Lo Bianco nella tecnica di palleggio, ma che comunque deve ringraziare Ferretti, pronta ad aiutarla nei momenti più caldi; è il caso di Egonu, a cui sarà difficile scucire il posto da titolare, soprattutto se la rivale continuerà ad essere una spenta Lucia Bosetti; è il caso di Valentina Diouf, che nonostante conquisti e ceda in continuazione il campo, ha sempre la pazienza di mettersi in disparte per poi aspettare l'occasione giusta; è il caso di Danesi, unica centrale con un anticipo in primo tempo da maschile e che sarà la degna compagna di una ormai già esplosa Cristina Chirichella.

Personalmente credo sia questa la strada da percorrere: tutti in direzione Via delle Giovani. Perché se è vero che per Rio2016 saranno ancora acerbe - forse! - per il 2020 o, meglio ancora, il 2024 (chissà, magari a Roma) diventeranno potenze mondiali. Nel breve periodo, comunque, non si può prescindere da alcune senatrici rivelatesi fondamentali nel tentativo di creare un equilibrio di gioco che, se allenato con continuità, potrà risultare vincente: parlo di Monica De Gennaro, vittima di influenza, e Stefania Sansonna (forse non nella sua forma migliore) a cui l'Italia non ha ancora trovato degne sostitute; parlo, soprattutto, di Antonella Del Core che, fisicamente meno presente in prima linea, si è messa a disposizione per svolgere il lavoro sporco e inosservato nelle retrovie, garantendo alle altre la possibilità di pensare solo ad attaccare; in una parola sola: capitano.

Semplicemente squadra
È quindi un terzo posto di squadra: un terzo posto che quegli italiani, allenatori da bar, probabilmente non si meritano; un terzo posto che, per chi ama queste ragazze incondizionatamente, vale oro. Da qui a maggio ci sarà tempo per esaminare, rivedere e correggere il tiro; intanto, comunque, sorridiamo, perché queste ragazzine hanno fatto l'impresa. Un'impresa di chi, aggrappato a un sogno, non lo molla neanche davanti a 7500 persone che tifano contro. 

E rivediamo queste regole di qualificazione, perché neanche la Turchia merita di stare fuori dai Giochi Olimpici.



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